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di Enrica Perucchietti

Si ritiene che il titolo dell’opera più celebre di Madame Blavastky, l’Iside Svelata, sia stato ispirato da una frase della prefazione del romanzo Zanoni di Sir Edward Bulwer Lytton, autore dei più noti Gli ultimi giorni di Pompei e di Razza Ventura: “Chi, se non un Rosa-Croce, potrebbe spiegare i misteri rosacrociani? E potete immaginare che qualche membro di quella setta, la più gelosa di tutte le sette, solleverebbe egli stesso il velo che nasconde dal mondo l’Iside della loro saggezza?”. La fondatrice della Società Teosofica, se riconobbe solo in parte l’enorme debito verso Bulwer Lytton che definiva “uno che è ancora riconosciuto dalla misteriosa Fratellanza in India come un membro della loro organizzazione,” cita nell’Iside Svelata a più riprese il romanziere inglese, fin primo capitolo della prima parte dedicata alla “Scienza”, dove viene riportata come citazione introduttiva una frase tratta da Zanoni, “Noi abbiamo cominciato la ricerca nel punto in cui la congettura moderna chiude le sue ali senza fede. E dalla nostra parte avevamo quei comuni elementi di scienza che i saggi di oggi disdegnano come rozze chimere o di cui disperano di raggiungere i misteri insondabili”    

Bulwer Lytton e i Rosa+Croce

Zanoni è un romanzo esoterico, un racconto iniziatico ambientato all’epoca del Terrore successivo alla rivoluzione francese tra Napoli, Venezia, Londra e Parigi. Una summa romanzata del pensiero rosacruciano e dei precetti ermetici, una storia d’amore che prende vita tra scenari storici e torbide atmosfere gotiche, popolato da figure realmente esistite e personaggi fantastici. Bulwer Lytton, oltre che amico del più famoso mago dell’Ottocento, Eliphas Levi, fu membro della Societas Rosicruciana in Anglia, un circolo occultistico fondato nel 1865 da Robert Wenthorth Little (la tradizione vuole che avesse scoperto degli antichi documenti rosicruciani, probabilmente testi della Rosacroce d’Oro tedesca del Settecento), che qualche anno più tardi iniziò a lacerarsi in seguito a una serie di scismi, generando per filiazione diretta di alcuni suoi membri, Wylliam Wynn Westcott e William Robert Woodman, (divenuto alla morte di Little nel 1878  capo della Societas Rosicruciana in Anglia) l’Ordine Ermetico della Golden Dawn. Se alcuni biografi ritengono che Bulwer Lytton si fosse affiliato ai Rosacroce durante uno dei suoi numerosi viaggi all’estero, Cristopher McIntosh ha ipotizzato che un primo contatto con il misterioso Ordine abbia invece avuto luogo come lo stesso romanziere racconta nella prefazione a Zanoni. In essa Bulwer precisa di non essere l’autore dell’opera ma solo l’editore del testo che gli sarebbe stato consegnato da un Adepto incontrato in una vecchia libreria specializzata in opere di alchimia, astrologia e cabbala, nei pressi di Covent Garden a Londra, libreria realmente esistita. Il misterioso gentiluomo della prefazione, che altri non sarebbe che Robert Glyndon, uno dei protagonisti del racconto, “pareva avesse visitato molti paesi e fosse stato testimone oculare della prima Rivoluzione francese, soggetti sul quale era eloquente ed istruttivo”, lascia in eredità a Lytton “certi preziosi manoscritti a cui il presente volume deve la sua esistenza”, “un romanzo che non è romanzo. Una verità per chi può comprenderla, una stravaganza per gli altri”. Un manoscritto di 940 pagine “scritto da capo a fondo in una scrittura inintelligibile” dotato però di un dizionario per tradurre i misteriosi geroglifici che consente all’autore di penetrare il significato del testo.

Zanoni

Protagonisti del racconto sono Zanoni, un caldeo conoscitore dei segreti ermetici sopravvissuto per ben cinquemila anni grazie all’elisir di lunga vita. Secondo una leggenda a cui Bulwer si ispira, Adamo sarebbe stato il fondatore dell’Ordine Rosicrociano e avrebbe tramandato la saggezza divina che gli era stata impartita da Dio prima della caduta ai Caldei, Egizi e ai profeti dell’Antico Testamento tramite l’iniziazione di Noè e Zoroastro. E proprio il caldeo Zanoni insieme al saggio Mejnour, è l’ultimo discendente dell’antichissimo Ordine dei RosaCroce, un adepto votato al bene che si innamora però della bellissima cantante lirica napoletana Viola Pisani. Sarà proprio per lei che rinuncerà prima ai suoi poteri divenendo vulnerabile, poi alla vita stessa, per sottrarre Viola e il figlioletto alla ghigliottina durante gli ultimi giorni del Terrore. Zanoni è uno straniero bello e dalla pelle olivastra che “sembra non avere altro al mondo all’infuori di se stesso”, è una figura enigmatica, complessa, magnetica, dotata di poteri straordinari e per questo temuto dalla gente, un alchimista, un mago, una creatura votata a Dio che sacrifica la sua immortalità per amore, ma che proprio attraverso il suo martirio dai toni spiccatamente cristiani, accede alla vera iniziazione, quella dell’aldilà: “Benvenuto, o purificato dal tuo sacrificio! Impara: questo è il morire!” cantano le entità celesti a Zanoni sul patibolo. Del suo paese natale egli conserva una amuleto regalatogli dalla madre che al termine del romanzo dona alla moglie Viola prima della morte, e la lingua misteriosa con la quale comunica con il figlioletto. Tale lingua potrebbe essere proprio la lingua primordiale che la tradizione musulmana assimila al siriano, e che la Tradizione ascrive invece alla lingua angelica parlata da Adamo nel Paradiso terrestre.

Glyndon

L’alter ego di Zanoni è l’irrequieto Robert Glyndon, presumibilmente l’anziano signore che, nella prefazione, lascia in eredità il manoscritto all’autore. E’ un artista inglese, anch’egli innamorato di Viola, ma che coltiva in sé il seme della conoscenza, seme ereditato da un discendente alchimista. Proprio la predestinazione o vocazione iniziatica tramite  trasmissione ereditaria ricorda la teoria della “Catena dei Viventi” del romanziere austriaco Gustav Meyrink secondo cui l’Ordine degli “Svegliati” si trasmette lungo una linea di discendenza diretta, così come le caratteristiche spirituali si trasmettono da un avo a un discendente. “Esiste una confraternita – spiega Zanoni a Glyndon – delle cui leggi e misteri i principali ricercatori sono ancora all’oscuro. Secondo quelle leggi, tutti sono obbligati ad ammonire, aiutare, guidare, fino ai più lontani discendenti uomini che abbiano lavorato, anche se invano come il vostro antenato, nei misteri dell’Ordine. Noi siamo obbligati a consigliarli per il loro bene; anzi, se essi ce lo comandano, dobbiamo accettarli come nostri discepoli”. Come lontano discendente di un membro dei Rosa+Croce, Glyndon obbliga Zanoni ad accoglierlo come discepolo, sacrificando in tal modo all’amore di Viola, perché, “nessun neofita deve avere, alla sua iniziazione, alcun affetto o desiderio che l’incateni al mondo. Egli deve essere puro dell’amore della donna, libero dall’arte e da qualunque fama di speranza di fama terrena”. Glyndon, che all’inizio del romanzo è descritto come un giovane immaturo e vivace, audace e presuntuoso, “zimbello dell’impulso e schiavo dell’immaginazione”, rimane affascinato da Zanoni a tal punto da decidere di abbandonare la sua carriera di pittore e l’amore per Viola per il conseguimento dell’immortalità. Glyndon si fa così iniziare da Mejnour ma fallisce come neofita proprio al momento della prima prova, l’incontro con il terribile Guardiano della Soglia, altra celebre figura dell’occultismo che ritroveremo nella letteratura occultistica posteriore, in particolare nel saggio L’Iniziazione di Rudolf Steiner. Il fallimento di Glyndon è dovuto all’incontro con una giovane dalla bellezza e dal carattere selvaggi, Fillide, che riaccende i sensi del neofita trascinandolo in una frenetica tarantella e rendendo così vana la sua ascesi iniziatica.

Viola

Tutti i personaggi maschili del romanzo ruotano attorno alla bellissima e candida Viola, personificazione della sfera emozionale, una fanciulla di umili condizioni dall’anima buona ma ingenua, il tipico angelo del focolare domestico completamente votato all’amore e per questo inadeguata all’iniziazione alla quale Zanoni cerca inutilmente di condurla. Zanoni aspira infatti a rendere Viola una sua pari, assimilandone il lato femminino e istintuale nel suo virile, magico e creativo, secondo la teoria che verrà fatta propria anche da Meyrink. Nel Volto Verde, il cabalista ebreo Ismael Sephardi, illustrando la Via della Vita che conduce alla forma superiore di esistenza dei “Viventi”, ovvero degli adepti alla Dottrina del Risveglio, afferma che l’uomo da solo non è nulla e “non può raggiungere questo traguardo [oltrepassare il ‘ponte della vita’], ha bisogno di…una compagna. Solamente le forze congiunte dell’uomo e della donna rendono possibile l’impresa. Proprio qui sta il senso più profondo del matrimonio, quel senso che l’umanità ha smarrito da millenni”. Questa unione magica, condannata dal saggio Mejnour che ha superato qualsiasi legame con gli uomini ed è votato unicamente alla Scienza, ma che Zanoni spera inutilmente di realizzare con Viola, rimonta all’androgine, alla realizzazione platonico-alchemica dell’essere completo. Come ha spiegato Evola l’idea base è che “l’istinto sessuale […] è la radice della morte”, ma che non bisogna sforzarsi invano di estirparlo come fanno gli asceti rappresentati da Mejnour; essi “vogliono conquistarsi quella freddezza magica, senza la quale non si può andare al di là della condizione umana, e fuggono perciò la donna. Eppure solo la donna è colei che è in grado di recare loro aiuto”. Questa è la scoperta di Zanoni e la sua maledizione che lo renderà vulnerabile: non sfuggire la donna, ma assorbirne il principio femminile, in terra disgiunto da quello maschile; solo con questa unione occulta, si compieranno le nozze alchemiche e si compirà, come spiega Meyrink, quella “freddezza magica che spezza le leggi della terra […] dalla quale sgorga, come dal Nulla, tutto ciò che è in grado di creare il potere dello spirito”. Ma Zanoni, così come il protagonista di Razza Ventura, seppur in modo diverso, non riesce a conseguire questa unione sacra: nel primo caso l’inadeguatezza di Viola, nel secondo l’appartenenza di Zee alla popolazione sotterranea alata degli Ana rendono impossibili le Nozze Alchemiche. Ma in entrambi i casi le due donne rappresentano una sorta di eterno femminino, la chiave di esistenza a un livello e potere superiori votata però al fallimento dell’amore terreno. Zanoni si ricongiungerà pienamente all’amata solo dopo la morte, avendo compreso che la vera iniziazione è la morte, mentre il protagonista di Razza Ventura abbandona il mondo sotterraneo e viene trasportato in superficie dall’angelicata Zee che grazie allo splendore del proprio diadema allontana l’oscurità del mondo infero. In entrambi i casi vengono squarciate le tenebre: in Zanoni grazie a un sacrificio d’amore che passando attraverso la morte del miste conduce alla conquista della vera immortalità, quella ultraterrena, ben diversa dal prolungamento della vita donato dalla Pietra Filosofale, in Razza Ventura è l’amore di Zee che compie il Solve et Coagula ermetico in un finale che evoca il Faust di Goethe, con il protagonista salvato e trasportato “in alto” da una donna alata.

Lily

Secondo l’autore, Zanoni, che venne pubblicato nel 1842, fu frutto di un sogno fatto nel 1835. Lytton, infatti, aveva sempre dato molta importanza alla sfera onirica quale genesi della conoscenza umana, “Nei sogni essa [conoscenza] si libra sopra uno spazio senza termini, il primo tenue ponte tra spirito e spirito, tra questo mondo e il mondo dell’aldilà”. La creazione delle figure femminili più importanti del romanzo, Viola e Fillide sarebbero invece da ricondurre ad esperienze autobiografiche. Se Bulwer Lytton ebbe una carriera sfolgorante sia come romanziere sia come politico, la sua vita sentimentale non fu altrettanto felice. Si innamorò adolescente di una giovane, Lily, che sparì improvvisamente per riapparire tre anni dopo con una lettera dove spiegava di essere stata costretta a contrarre un matrimonio di interesse e di essere sul punto di morire. Morì infatti poco dopo e il giovane Lytton vegliò la sua tomba e dedicò all’amata una poesia “The Poet to the Dead” indirizzata a una fanciulla che si chiama Viola proprio come la protagonista di Zanoni e che ispirò tutte le eroine dei suoi successivi romanzi. La morte prematura di Lily fecero sorgere l’interesse dell’autore per l’elisir di lunga vita, tema che ritroviamo anche in A Strange Story, dove la protagonista si chiama proprio Lilian. Ma è in Zanoni che si proietta tutto il tormento dell’autore per la ricerca della vita eterna per l’amata. Cosciente di sopravvivere alla moglie, Zanoni cerca disperatamente di iniziarla al sapere Ermetico, ma inutilmente. Così quando Viola rischia la vita nel dare alla luce il figlio, il marito disperato evoca il Guardiano della Soglia, presentato come una vera e propria personificazione del Male, pur di salvarli.

Fillide

Il secondo personaggio femminile del racconto è Fillide, figlia e sorella di briganti, una creatura sensuale e selvaggia che si autodefinisce “figlia della montagna”, possessiva e vendicativa che diviene la compagna di Glyndon dopo il fallimento delle prove iniziatiche. Sarà la gelosia di Fillide a causare l’arresto di Viola a Parigi e a far precipitare gli eventi fino al sacrificio finale di Zanoni. Anche il personaggio di Fillide fu ispirato da una donna, una zingara, che Bulwer Lytton incontrò nell’estate del 1824 e che sposò secondo il rito zingaresco. L’unione durò poco perché la presenza del gentiluomo londinese non fu gradita nell’accampamento della moglie che Lytton abbandonò per far ritorno a casa dove nel 1827 sposò Rosina Doyle Wheeler, dalla quale si separò dieci anni più tardi.

Razza Ventura

Centrale nella vita e nella produzione letteraria di Lytton fu l’amicizia con il celebre mago Eliphas Levi; fu proprio l’amicizia influente del romanziere ad aprire a Levi le porte di tutti i più rinomati salotti magico-esoterici e al contempo Levi indirizzò a Bulwer Lytton i suoi discepoli parigini “più dotati” affinché gli comunicassero le ultime novità sulle sue ricerche nell’ambito dell’alchimia cabalistica. Levi insegnò a Bulwer Lytton i segreti della tradizione gnostica ed ermetica, l’obbiettivo e il segreto della GrandeOpera, mentre due suoi discepoli, i fratelli polacchi Alexandre e Costantine Branicki fecero conoscere a Lytton le pratico magico-sessuali che lo stessi Levi aveva appreso dall’occultista francese Pierre Vintras. La simbologia ermetico-alchemica di Levi si ritrova per intero nel romanzo più famoso di Bulwer Lytton, Razza Ventura, in cui l’autore presenta, sotto le mentite spoglie del racconto fantastico, una parte degli insegnamenti tramandati da Levi, in particolare il concetto di energia Vril. Secondo la Tradizione, la scienza occulta avrebbe, nell’antichità, conseguito traguardi sorprendenti, “scoprendo le proprietà e i poteri dell’akas”, energia sottile e invisibile, simile all’etere universale, “fonte di vita”, che conosciuta e controllata permetterebbe di manipolare la materia e compiere  “operazioni magiche”. Infatti l’akasa sarebbe, spiega Madame Blavastky nell’Iside Svelata, “l’agente indispensabile di ogni Kriya (operazione magica) religioso o profano […] l’elettricità occulta; è anche, in un certo senso, l’alkahest degli alchimisti, o solvente universale, la stessa anima mundi come luce astrale”, energia che è stata illustrata sotto il fantastico nome di Vril da Bulwer-Lytton nel racconto Razza Ventura che ispirò le successive ricerche archeologiche del nazismo esoterico. The Coming Race condusse infatti in Germania alla fondazione di una setta segreta chiamata Società del Vril (o Loggia Luminosa dalla quale sarebbe derivata per filiazione la Società Thule) che, traendo ispirazione dal romanzo in questione e supportata da fonti teosofiche concernenti l’esistenza del mitico regno sotterraneo di Agartha e dalla teoria del “mondo cavo” di Karl Neupert, credeva nell’esistenza di una “razza ventura” sotterranea che in un futuro non troppo lontano avrebbe preso il sopravvento sulla nostra, grazie soprattutto a una progredita conoscenza tecnologica e all’utilizzo dell’energia Vril.

 

Fonte : https://www.federazioneufologicaitaliana.org/zanoni-di-sir-edward-bulwer-lytton/