DMT:  VIAGGIO SPONTANEO NEI REAMI DEL MULTIVERSO

(I Parte)

 

 

di

Enrica Perucchietti

                                                                                                                                                                                                          

 

 

«Quando fumi DMT ti ritrovi dentro quei dischi volanti per cui va pazza tutta questa gente disorientata.

Solo che ti ci ritrovi grazie a un atto compiuto volontariamente, cioè grazie alla ripetibilità.

E dopo aver trascorso tre minuti circa in mezzo a macchine elfiche in continuo mutamento, vieni ridepositato nel tuo appartamento quasi senza recare segni dell'avventura.

Ora, perché non diamo questa roba [DMT] ai personaggi di spicco della comunità ufologica o a chiunque abbia un interesse in fenomeni psicologici inconsueti e nel paranormale...?[1]».

L'etnobotanico Terence McKenna raccontava così, in un convegno tenutosi a New York nel 1993, le sue esperienze sotto DMT (dimetiltriptamina), invitando i ricercatori di ufologia a testare la sostanza per comprendere la vera origine del fenomeno UFO.

Questa sostanza psicotropa gli permise infatti di viaggiare, quale un novello sciamano, attraverso «numerosi reami, alcuni bellissimi, altri magici, e altri ancora terrificanti[2]».

Se le visioni esperite da McKenna sotto DMT ricalcano il modello tipico delle esperienze indotte da sostanze psicotrope (espansione della coscienza, viaggio nel tempo, immedesimazione in altre persone, animali, oggetti, incontri con esseri fatati o addirittura “alieni”), tali visioni hanno però una natura e un'origine diversa: la dimetiltriptamina, infatti, non è solo il principio attivo della bevanda sacra degli sciamani andini, l'ayahausca.

Non è solo presente in alcune varietà di mimosa, acacia, virola, desmodium, graminacee della specie phalaris, anadenanthera e molte altre piante. Essa è infatti anche presente all'interno del fluido cerebrospinale dell'uomo.

La DMT, in conclusione, non è una semplice sostanza allucinogena, ma un ormone all'apparenza simile alla serotonina, che, secreto dall'organismo umano, induce spontaneamente a uno stato alterato di coscienza

L'uomo, cioè, è dotato di natura, biologicamente, di questa sostanza psicotropa quasi fosse una tecnologia “spirituale” in grado di metterlo in contatto istantaneo con altri piani di esistenza, quegli stessi reami in cui è solito viaggiare lo sciamano.

Perché?

 

Una chiave d'accesso al multiverso

Come dimostro nel saggio Il Fattore Oz. Alieni, sciamanesimo e multidimensionalità (2012, Xpublishing), la DMT endogena (secreta cioè dall'organismo umano) sembra essere la chiave d'accesso per sollevare il Velo di Maya, penetrare istantaneamente nel Regno del Sogno (ovvero le dimensioni normalmente esperite dagli sciamani) e viaggiare per i reami del multiverso.

Questi “viaggi” non sarebbero però da confondere con i soliti “trip” indotti da allucinogeni, ma la loro natura potrebbe andare ben oltre la semplice allucinazione.

Non a caso gli psichiatri e i neuroscienziati che l'hanno testata in laboratorio con somministrazione esogena controllata e ancora oggi la stanno studiando, sono concordi nel chiarire che sotto  DMT la realtà che si manifesta ai volontari in stato alterato di coscienza appare «più reale della realtà stessa».

La DMT, con impatto straordinario, improvviso e violento, catapulta la coscienza in una dimensione altra, aliena appunto, che coesiste da sempre con la nostra, ma che in stato ordinario non può essere percepita.

Ora, con ciò non si vuole certo invitare la popolazione a fumare DMT per verificare i suoi effetti, semmai  concentrare le ricerche di laboratorio su questa sostanza che, oltre ad essere presente in natura al di fuori dell'uomo, è anche presente all'interno dell'uomo.

In particolare in una limitata percentuale della popolazione che, stando alle ricecrhe dei neuroscienziati, secernerebbe DMT in quantità superiore alla media.

Questa percentuale potrebbe chiarire a livello chimico, biologico, le potenzialità dei cosiddetti medium e addotti.

Sarebbe inoltre improprio continuare a parlare di stato “alterato”, in quanto sembra evidente dalle sperimentazioni controllate che la coscienza sotto effetto di DMT viva una vera e propria “espansione”, non una mera “alterazione”: è come se si “pulissero” le porte della percezione (citando William Blake e Aldous Huxley) e una volta aperte, la coscienza divenisse in grado di esperire finalmente quelle dimensioni che normalmente, in stato ordinario, le sono precluse.

Quelle stesse dimensioni che la fisica teorica ha dimostrato matematicamente esistere (e coesistere con la nostra) a partire dalla metà del secolo scorso (da Kaluza-Klein in poi).

È penetrando in questi reami dell'astrale che, come suggeriva McKenna, si può forse trovare la chiave per spiegare il fenomeno delle interferenze aliene e dei contatti millenari che l'uomo ha con esseri “fatati”, demoni, jinn, etc.

Su questo punto ancora McKenna è stato molto chiaro: «gli aborigeni australiani parlano del tempo del sogno, e credo che se mettiamo assieme il tempo del sogno, la chimica della DMT, le storie dei rapimenti UFO e la confusione creata dai media nella testa della gente, siamo finalmente in grado di parlare del fenomeno “alieni”.

Io penso che gli alieni esistano, ma penso anche che ci possano raggiungere soltanto attraverso le nostre menti. Non viaggiano per l'universo con astronavi di titanio, né proiettano ologrammi di se stessi nell'aria.

In tutte le culture di tutti i tempi e luoghi, esclusa l'Europa occidentale degli ultimi due secoli, la mente umana è stata ossessionata da folletti, gnomi, elfi...quindi pensi che il fenomeno UFO non sia altro che la versione più recente di questa misteriosa relazione con menti disincarnate, attraverso l'immaginazione».

Ciò ci dovrebbe spingere a ripristinare una visione del reale “verticale” che ragioni in termini di piani di esistenza (o dimensioni), e non in orizzontale (pianeti distanti da noi spazialmente).

 

DMT endogena

McKenna raccontava che la DMT è «il più potente tra gli allucinogeni[3]» e che «un viaggio di dieci minuti con la DMT vale più di vent'anni di farmacologia accademica, di storia dell'arte, di psicologia e di tutto il resto insieme[4]».

Nessuno come lui ha reso meglio l'idea dell'effetto che ha la DMT sulla coscienza: «Il mondo dimetiltriptaminico è del tutto reale, anzi, in un certo qual modo, più reale del mondo ordinario[5]» e, ancora, «Questa sostanza […] mi permetterebbe quindi di vedere oltre il velo[6]».

Lungi dall’essere solo una “droga psichedelica” la DMT è infatti una triptamina endogena: si trova, come abbiamo visto, all'interno del fluido cerebrospinale dell'uomo.

Come spiega il chimico Gianluca Toro, la DMT endogena potrebbe agire da neurotrasmettitore. La sua biosintesi sembra avvenire soprattutto per sopperire a particolari situazioni di stress, mancanza di sonno, fatica: «basse dosi (0,05 mg/Kg per via endovenosa) di DMT nell'uomo innalzano leggermente il tono dell'umore[7]».

La DMT è «uno tra i composti psicoattivi più diffusi in natura[8]» ed è il principio attivo della droga più nota degli sciamani andini, l'ayahuasca, utilizzata anche da Carlos Castaneda durante il suo apprendistato sotto la guida dello sciamano Don Juan.

Essa è una chiave in grado di aprire la porta o fessura tra i mondi, e, come abbiamo anticipato, si trova all'interno dello stesso organismo umano, quasi fossimo dotati per natura di una complessa “tecnologia spirituale”.

L'uomo, cioè, potrebbe essere strutturato biologicamente per entrare in connessione con l'altro mondo e l'organo atto a sintetizzare la DMT in particolari situazioni fisiologiche potrebbe essere, secondo la teoria dello psichiatra Richard Strassman, la ghiandola pineale.

Come allucinogeno la DMT produce uno stato alterato di coscienza che permette di vedere colori, immagini, luce accecante[9], e sentire suoni che normalmente non è possibile esperire.

Tra i primi effetti è riscontrabile la sinestesia che produce un’alterazione dei suoni e dei colori che si modificano in modo da creare dei veri e propri mandala.

Da semplici immagini geometriche le visioni si strutturano gradualmente come per permettere alla coscienza di imparare a vedere e sentire in assenza dei sensi fisici.

Il metabolismo della DMT è piuttosto rapido.

Dalla sua assunzione, «inizialmente si percepisce un'accelerazione rapida degli eventi, accompagnata da vertigini e in certi casi da panico per la rapidità degli effetti.

Essi sono paragonabili a quelli di LSD, psilocibina e mescalina, in particolare per la percezione di motivi arabescati [sinestesia, N.d.A.] sia a occhi chiusi che aperti.

Tra gli effetti tipici, vi è l'esperienza di realtà diverse e di incontri con altre entità.

La coscienza sembra allontanarsi dal corpo e questa dissociazione è parallela al manifestarsi degli effetti visivi più intensi. Durante la perdita di consapevolezza del corpo, quest'ultimo sembra dissolversi, fino a raggiungere la sensazione di essere morti[10]».

Dalle ricerche di Strassman emerge inoltre che una bassa percentuale della popolazione sintetizza DMT in quantità maggiore alla media, con conseguenti “visioni” notturne (il corpo umano secerne DMT dalla 3 alle 4 di notte) che ricordano i tipici stati alterati di coscienza indotti dagli psichedelici e che, come ampiamente trattato in Il Fattore Oz., ricalcano il modello dell’abduction classica.

La DMT sembra così produrre un aumento della percezione in questi soggetti che così esperirebbero spontaneamente un'espansione della coscienza.

In questo senso le visioni di costoro potrebbero essere equiparate a scorci su un'altra realtà: quella dimensionale, appunto, il mondo degli “spiriti” secondo la conoscenza sciamanica.

Le esperienze vissute da costoro sotto DMT sarebbero dunque reali, non riducibili ad allucinazioni o deliri, ma, al contrario, avventure esperite dalla coscienza che, in stato alterato indotto dalla sostanza, sarebbe in grado di valicare la realtà ordinaria per accedere alle dimensioni altre, aliene, alla nostra.

Il corpo umano sembra così dotato di una tecnologia spirituale in grado di indurre uno stato alterato in seguito al quale la coscienza divenire capace di espandersi oltre il corpo biologico fino a  percepire la realtà non ordinaria che normalmente le è preclusa.

Questa realtà che si affaccia in stato alterato indotto oppure spontaneo, sarebbe la matrice o “campo” di cui parla la fisica teorica o la “meravigliosa rete” a cui si riferiscono le varie tradizioni sciamaniche.

La DMT rivela così alla coscienza che la realtà è una, unica e non-locale, come un immenso ologramma, un campo di energia che come una grande rete o ragnatela comprende tutti gli esseri legati tra loro (inter-connessi) da filamenti di energia vibratoria in un unicuum non-locale, come teorizzato dalla Scienza olografica di Karl Pribram e David Böhm e confermato dal fenomeno del quantum entaglement[11].

 

 

 

 

[1]         Terence McKenna, New York, 1993.

[2]         Ibidem.

[3]         Terence McKenna, Conferenza ad Esalen, febbraio 1992.

[4]         Ibidem.

[5]         Terence McKenna, conferenza sugli psichedelici a Esalen, febbraio 1992.

[6]         Ibidem.

[7]         Ibidem.

[8]         Gianluca Toro, N,N-Dimetiltriptamina (DMT) endogena nell'uomo: possibili funzioni, su «Il Chimico Italiano», n. 3 maggio/giugno 2012.

[9]         Come la luce che si avverte in stato di premorte.

[10]        Ibidem.

[11]        Inter-connessione.